DAI SUBPRIME ALL’IMMOBILIARE DI NUOVA GENERAZIONE

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La crisi finanziaria innescata negli Stati Uniti dalla vicenda legata ai mutui subprime ha finito per diventare, in modo estremamente rapido, un fenomeno internazionale o, meglio, mondiale. Quella che era una crisi annunciata, simile per certi versi a quanto accaduto nel 2000 e 2001 con lo scoppio della bolla speculativa legata al fenomeno Internet, è esplosa in tutta la sua forza trascinando con sé una parte consistente del sistema economico-finanziario che fa capo agli istituti bancari e ai fondi d’investimento più forti in occidente.
Ancora non si era spenta l’eco di questo disastro, che l’irrompere violento dell’incredibile rincaro delle materie prime e, tra tutte, del petrolio ha portato ulteriore scompiglio. Le grandi perdite subite con la crisi subprime hanno innescato fenomeni speculativi di recupero ingentissimi che, col sistema dei contratti future, hanno portato alle stelle i prezzi d’acquisto, già sostenuti per la crescente richiesta dei paesi emergenti, Cina e India in testa.
Rallentamento del mercato immobiliare, aumento del costo delle materie prime e debolezza del dollaro sono fenomeni interconnessi che fanno già intravedere un altro grande rischio, quello dell’inflazione, come ha sostenuto recentemente il governatore della Fed, Bernanke. E’ il motivo per cui alcuni commentatori intendono tale richiamo come l’annuncio di un cambio di politica economica, che potrebbe portare nell’ultima parte del 2008 ad un dollaro più forte nel tentativo di frenare l’ascesa del petrolio.
Ma come sempre, non tutto il male viene per nuocere. Se il mercato immobiliare dei paesi più sviluppati attraversa momenti di difficoltà, esistono altre realtà meno soggette alle turbolenze finanziarie proprio perché meno strutturate su modelli rigidamente interconnessi, causa prima dei cosiddetti effetti domino.
Attualmente le aree più interessanti da questo punto di vista sono l’America Latina, la Russia e gli Emirati Arabi. Il Brasile è un caso molto esemplificativo: il mercato immobiliare è cresciuto negli ultimi due anni del 15% circa all’anno, sia per il residenziale che per gli uffici, con un Real che ha guadagnato il 10% sul dollaro grazie da una economia molto poco condizionata dal rialzo dei prezzi del petrolio, avendo puntato molto sui biocarburanti. La domanda di immobili turistici è molto elevata in tutto il nordest del Brasile, con tassi bancari per i mutui ancora molto elevati (siamo intorno al 15%) ma che sono previsti in calo, fino all’8%, nei prossimi due anni. Anche il Messico resta un punto di riferimento molto in vista per gli investimenti nel settore turistico-immobiliare, con la Riviera Maja e la Baja California, così come il raddoppio del Canale di Panama, deciso nell’ottobre del 2006, ha provocato un’impennata nella domanda di immobili in locazione ed acquisto, provocando un generale rialzo dei prezzi.
Un vero e proprio boom edilizio è in atto nelle grandi città russe, con oltre un milione di abitanti, e si prevede che nel giro di pochi anni il fenomeno si allargherà anche alle città minori. Raggiunta la stabilità politica, e con un Pil in netta crescita, l’attività edilizia in Russia è particolarmente effervescente e sostenuta da incentivi finanziari e fiscali, particolarmente allettanti per gli investitori internazionali.
Gli Emirati Arabi seguono in buona sostanza questi trend, ma scontano una situazione di minore trasparenza che li mette in una posizione più defilata.
L’esistenza di queste aree di compensazione favorevoli al mercato immobiliare, sono parimenti accompagnate dalla fortemente cresciuta sensibilità verso le esigenze di contenimento della spesa energetica. Probabilmente l’unico aspetto positivo del caro-petrolio è proprio la maggiore evidenza della necessità di agire in campo energetico su due fronti: la ricerca di nuove fonti, non inquinanti e rinnovabili per non cadere nello stesso tranello, e il risparmio di energia.
Questa situazione sta dando un impulso straordinario alla ricerca tecnologica e al rinnovo delle strutture abitative.
I parametri sempre più elevati richiesti dagli organismi internazionali per l’isolamento termico richiedono un adeguamento delle abitazioni repentino ed efficace, pena la perdita verticale di valore dell’immobile. Senza arrivare alle estremizzazioni della cosiddetta casa passiva, la “passivhaus” costruita ormai da vent’anni in Austria, tutte le nuove costruzioni e le ristrutturazioni devono adottare sistemi costruttivi molto evoluti che consentono di ridurre al massimo le dispersioni di calore. Se si considera poi che tutt’ora circa il 40% della fuoruscita di calore avviene attraverso gli infissi, è facilmente intuibile quanta parte in questa ricerca sia riservata allo sviluppo del sistema vetrocamera. Ovviamente questa necessità non è limitata ai paesi freddi: nei paesi caldi il problema è opposto ma di identica natura, perché un maggiore isolamento può contenere moltissimo le ingenti spese energetiche dovute agli impianti di condizionamento.
Non è finita. La ricerca e le esperienze più recenti hanno ormai ampiamente dimostrato che tra le fonti rinnovabili il vento e il sole sono tra le più redditizie. Se per l’eolico e il fotovoltaico l’utilizzo su vasta scala è ormai solo questione di volontà politica, il solare termico sta per iniziare un cammino che può diventare davvero rivoluzionario: basti pensare che il Centro tedesco di Ricerca Aerospaziale ha calcolato che un sistema di specchi disposti su meno dello 0,3% della superficie dei deserti dell’area Mediorientale e del Nord Africa potrebbe coprire il fabbisogno di energia dei paesi produttori e dell’intera Europa.
Secondo l’idea lanciata recentemente dall’economista americano Jeremy Rifkin, tutti questi sistemi, evoluti tecnologicamente, potrebbero essere sfruttati in scala ridotta perché ciascun nuovo edificio, grande o piccolo che sia, possa diventare una mini centrale elettrica. Secondo il modello di Internet, che produce e condivide l’informazione, l’energia prodotta autonomamente viene utilizzata individualmente e il surplus viene messo a disposizione di nuove utlity che nel frattempo hanno sviluppato una infrastruttura tecnologica bidirezionale, con l’energia che arriva alle case, ma anche parte dalle case.
Tanto ci riserva l’immediato futuro. Di fronte ad uno scenario di tale portata, parlare di crisi immobiliare fa quasi sorridere: l’opportunità è in realtà enorme, la corsa per il rinnovamento tecnologico è appena iniziata.


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