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Editoriale
Dino Fenzi
Ottobre ha confermato la sua reputazione di mese estremamente punitivo per il mondo della finanza e ha acuito con indici molto depressi la crisi economica mondiale.
Il grande buco creatosi nei bilanci delle maggiori istituzioni finanziarie si è materializzato in una repentina glaciazione globale che ha congelato i meccanismi dell’economia reale.
I consumatori hanno capitolato per primi e folgorati da un improvviso impeto di virtù individuale hanno iniziato a spingere in una spirale negativa perversa l’economia stessa, generando un circolo vizioso difficilmente reversibile a breve termine.
Nel frattempo è esploso il dibattito sulla responsabilità etica dell’iperattività del sistema bancario, dimenticando che nel lungo processo di creazione e distribuzione di idee, strumenti, aziende e persino nazioni, la finanza è stata inseparabile dal progresso della società. Il capitalismo non esisterebbe senza finanza e la finanza è lo specchio dell’umanità, con ciò riflettendo ogni momento il bello e il brutto di tutto quanto avviene tra di noi.
Nulla di nuovo sotto il sole quindi. Per alcuni parlare oggi di recessione è un eufemismo, ma forse occorre accordarsi sull’unità di tempo in cui misurare la crisi di questi mesi, a cento anni di distanza dalla fine della prima “belle epoque”.
Forse la capitolazione del consumatore non è derivata solo dal panico sollevato dalla crisi finanziaria, ma, in misura anche maggiore dall’impennata dei prezzi delle materie prime che, nel primo semestre, ha fatto aumentare in modo esorbitante i costi di produzione e depresso gli acquisti. Se è così, il ritorno alla normalità dei prezzi – come stiamo vedendo in questi ultimi giorni – stimolerà la ripresa e raffredderà l’inflazione, il che si tradurrà nell’aumento dei redditi disponibili e in una visione più ottimistica della realtà da parte del consumatore stesso.
C’è chi vede la vera ripresa tra il 2010 e il 2012. Certo ci vorrà tempo, soprattutto il tempo necessario ad assorbire la grande bolla dell’edilizia residenziale prima e commerciale poi. Ma forse non così tanto per il settore vetrario, che è sì legato al trend generale delle costruzioni, ma con una prerogativa speciale, molto legata al risparmio energetico e alla continua innovazione di prodotti sempre più performanti.
(Una recente ricerca ha dato il vetro in crescita globalmente del 5.1% annuo da qui al 2012, quando la richiesta mondiale sarà di 6.5 miliardi di metri quadri per un valore globale di prodotti finiti per 73 miliardi di dollari).
Le crisi ci sono sempre state e sono sempre finite prima o poi. In Fenzi noi siamo sempre inguaribilmente ottimisti e riteniamo che per il nostro settore le nuvole passeranno molto presto, forse addirittura fra qualche mese. Quod est in votis.
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